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LAURA GORLA SI RACCONTA A BASKET ROSA

LAURA GORLA SI RACCONTA A BASKET ROSA. "La pallacanestro è diventata - da subito - il mio mondo: una scuola di vita imprescindibile, un serbatoio di amicizie, colleghi di lavoro e non ultimo del mio compagno di vita". Laura Gorla, classe 1985 (nata a Milano e residente a Bologna dal 2014), e la palla a spicchi: un grandissimo amore. "Ho iniziato a giocare a 12 anni come ripiego", le sue parole, "perchè mio papà non voleva che giocassi a calcio; il mio ruolo in campo era play/guardia. Questo sport regala emozioni forti: da giocatrice vivi tra la tensione che ti trita lo stomaco prima di una partita importante, la gioia infinita di un match vinto, la delusione per un campionato andato male, il dolore fisico e psicologico di un infortunio, le farfalle nello stomaco prima del rientro dopo lo stop". Una carriera giocata, la sua, di assoluto prestigio. "Gli esordi a Bresso - vicino a Milano - in una piccola società. A 14 anni sono passata a Biassono (MB) dove ho fatto tutte le giovanili con varie presenze alle finali nazionali; giocavo anche in prima squadra in serie B - dove abbiamo vinto il campionato - e poi in A2. A 20 anni sono andata ad Ancona per due stagioni: serie B vinta e A2. Una stagione a Viterbo in A1; una ad Alcamo in A2; due a La Spezia in A2; una a Marghera in A2; due a Castel San Pietro: serie B vinta ed A3 vinta; una a Bologna da Civolani: A3 vinta. Una stagione di stop poi la serie B a San Lazzaro cedendo volentieri alle pressioni di Coach Dalè che non ringrazierò mai abbastanza per avermi riportata in campo. Ho fatto parte anche di tutte le nazionali giovanili che allora si chiamavano allieve, cadette, juniores. Ho smesso nel 2018 dopo una semifinale promozione persa e sono diventata mamma". Un esempio, Laura Gorla, un punto di riferimento. "In campo sono (non riesco a usare il passato) una giocatrice molto esigente da me stessa e dalle compagne: mi piace giocare per la squadra - dando tutto - trovare la compagna più libera e più in gas per servirla al meglio, sono un buon difensore e mi diverto quando la mia avversaria fa fatica". Ma non è tutto. "Ho iniziato ad allenare nel 2010 a Marghera: una realtà meravigliosa, tanto da diventare il mio lavoro. Le emozioni e le soddisfazioni che ti regala il minibasket, e ovviamente i bambini, sono indescrivibili. Ho dovuto lavorare tantissimo sulla mia pazienza, cambiare punto di vista e entrare (o tornare) nel mondo dei bambini per capire meglio le loro emozioni, le loro difficoltà, le loro gioie. Nella veste di Istruttrice sono severa: in campo si lavora per migliorare, per crescere ad ogni allenamento ma sempre con il sorriso sulle labbra....sempre attraverso il gioco, premiando i miglioramenti con un complimento sempre senza mai perderne uno. Da Istruttrice le emozioni sono più consapevoli e meno immediate: c'è una forte responsabilità nel far crescere i piccoli atleti da un punto di vista sia umano che tecnico. È anche una grandissima soddisfazione vedere i loro progressi nel piccolo e nel lungo termine". La conclusione. "Ho una laurea in storia contemporanea. Sono mamma dal 2020 e ne aspetto un altro. La mia vita è totalmente cambiata anche perchè, causa Covid, non sono più tornata in palestra; allenare mi manca come l'aria e a certe emozioni non ci si abitua mai. Spero di tornare ad allenare appena possibile, dopo questa seconda gravidanza. Nella quotidianità, mi piace vivere serenamente e fare in modo che anche chi mi circonda stia bene e viva altrettanto serenamente". Enrico Ferranti.



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