Natale con i tuoi...ma non per tutte
Torniamo con un articolo per la rubrica #lamentosinosservanti ideata proprio per portare alla luce quel che succede nelle retrovie della pallacanestro femminile italiana a 360° e che tocca questa volta, le atlete straniere e la possibilità di raggiungere le loro famiglie per l'appena passato Natale.
Ci sono a nostro avviso due precisazioni da fare, la prima è stabilire se le categorie nazionali siano o no lavoro, perché se di fatto lo sono per la legge no, dunque non si possono chiedere doveri se non si danno tutele. La seconda è la flessibilità che richiede questo particolare anno sportivo in piena pandemia mondiale e la conseguente difficoltà ma allo stesso tempo tempistica nel dare informazioni corrette.
Cosa è successo? Le atlete straniere impegnate nei campionati nazionali italiani hanno chiesto alle proprie società di fare rientro a casa per Natale. La Lega nei giorni precedenti a Natale pare abbia avviato un tavolo di confronto con i club affiliati e in seguito avrebbe inviato una nota ai presidenti delle società ribadendo di adottare tutte le misure possibili per il rientro in Italia delle atlete, ricordando che i primi responsabili legali sono i presidenti pro-tempore delle Associazioni o Società a seconda dello statuto costitutivo che le regolamenta. Inoltre pare si affermasse nella comunicazione della Lega la profilassi da seguire per atlete italiane o straniere al rientro in territorio italiano, secondo cui non essendo lavoratrici, avrebbero dovuto oltre ai tamponi sottoporsi a quarantena con le relative sanzioni previste in caso di inadempimento.
Questa informativa ha indotto molte società a non accordare il rientro a casa per Natale alle atlete con contratto in essere, spostando le gare in calendario, alcune invece pare abbiano accordato il permesso di rientrare a casa facendo analizzare accuratamente i decreti legge e DPCM in vigore dai propri legali e chiedendo chiarimenti presso il Ministero competente.
Questo chiarimento avrebbe dato maggior tranquillità ai presidenti e atlete che avrebbero potuto rientrare a casa per Natale, peccato pare sia arrivato tardivamente.
Da un nostro approfondimento il DPCM in vigore prevede al rientro in Italia dell'applicazione dell'art. 8, comma 8, lett. e) per la partecipazione a manifestazioni sportive, che prevede l’obbligo di sottoporsi a un test molecolare o antigenico con risultato negativo nelle 48 ore precedenti all’ingresso nel territorio nazionale.
Ma nel caso venissero utilizzati dei voli “covid-tested”, troverà applicazione l’art. 8, comma 8, lett. p) che solleva dall’obbligo di quarantena chi entra in Italia con questo tipo di voli.
Chiaramente abbiamo provato a cercare i voli covid-tested e ne abbiamo trovati per alcune rotte USA (Ney York, New Jersey, Atlanta) Europa ( Francoforte, Monaco di Baviera, elenco C presente del DPCM) pur con prezzi più alti (nell'ordine di cento-duecento euro) dei voli non testati, cifra non proibitiva per chi ha il desiderio di rientrare in famiglia, in via sperimentale negli aeroporti di Roma e Milano ma che a nostro avviso doveva essere a discrezione delle giocatrici visto e considerato che non sono lavoratrici ma dilettanti.
Ancora una volta questo essere professioniste di fatto, ma dilettanti per legge, crea grosse disuguaglianze nei fatti, i lavoratori hanno si l'obbligo da contratto di lavorare o di non rientrare a Natale ma hanno anche un indennizzo di lavoratore nei giorni festivi, questo chiaramente non è previsto ne spetta alle atlete dilettanti.
Ecco perché urge ancora una volta per tutte, passare ad avere tutele da lavoratrici per averne diritti e doveri, non può essere che spetti alla società o alla Lega a propria discrezione, la decisione se far passare o meno il Natale con i propri famigliari, proprio in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo, l'informazione e la tempistica sono determinanti sempre, tanto più quando vi è in discussione la possibilità di incontrare i propri cari.
S.Z.
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