Studio della GIBA,-22,5% nella femminile la riduzione dei contratti.Persi circa1.800.000 a.s.'20/'21
Nell'ambiente femminile il sentore era nell'aria, ma non essendoci contratti depositati l'argomento stipendi è sempre un tabù anche per gli addetti ai lavori ma ecco pubblicato dalla GIBA uno studio sulla riduzione dei contratti degli atleti.
Questo studio è uno dei pochi condotti a livello europeo effettuato fra gli associati Giocatori Italiani Basket Associati sottoponendo questionari a giocatori militanti in Serie A, Serie A2, Serie B e a giocatrici militanti in Serie A1 e Serie A2, per un totale di oltre 150 atleti monitorati.
Prendiamo in dettaglio quello che risulta per quanto concerne il basket femminile di cui il nostro blog si occupa:
La percentuale di riduzione sofferta nella scorsa annualità sportiva 2019/2020, in relazione ai contratti in essere, del - 22,5% nella femminile (Serie A1 e Serie A2) più alta rispetto ai professionisti maschi (tra il 17% e il 21% ) e dello 0.5% inferiore rispetto ai colleghi dilettanti maschi (il 23%).
A livello monetario, le percentuali significano una riduzione numerica che si può stimare nelle categorie nazionali femminili di circa 1.672.000 euro, mentre sale a 8.190.000 euro per i dilettanti maschi e si attesta a 3.683.000 euro per i professionisti di A1 maschile.
Lo studio ha poi evidenziato che per la stagione in corso 2020/2021, la riduzione percentuale media sofferta tra i professionisti è del 23%, mentre tra i dilettanti e nella femminile è di oltre il - 22%.
A livello monetario, le percentuali significano per il 2020/2021 una riduzione nella femminile (A1 e A2) di oltre un 1 milione e ottocentomila euro, mentre per professionisti si può quantificare in circa 7 milioni e mezzo di euro e fra i dilettanti maschi la somma è di oltre 6 milioni e mezzo di euro.
Il nostro commento alla luce dei numeri rilevati dallo studio ci fa sottolineare come, anche a livello economico maschile e femminile, salvo qualche rara eccezione che conferma la regola, siano due mondi distanti anni luce.
A conferma di questo la differenza di trattamento economico tra i colleghi dilettanti maschili, mentre le differenze tra gli stessi e i professionisti di pari genere non tiene conto delle tutele in ambito previdenziale e assicurativo che vantano i professionisti rispetto ai dilettanti; nell'attesa che il passo venga fatto anche per la pallacanestro femminile che, a nostro avviso andava preparato meglio negli anni ma gli eventi, questa pandemia in particolare, ne ha accelerato i processi evidenziando quanto sia importante avere tutele riconosciute dallo Stato quando le cose non vanno bene, invece di doversi affidare sulla parola data e con contratti di collaborazione che spesso non tutelano completamente le atlete che a tutti gli effetti sono lavoratrici tranne che per la legge. Questo se dovesse passare la Riforma delle Sport, verrà regolamentato con un fondo da parte dello Stato per i primi anni (tre anni circa 7 milioni con un'importante dotazione economica che servirà per agire sugli aspetti strutturali degli sport femminili) il decreto è stato convertito il 13 ottobre 2020, le Federazioni sportive dovranno deliberare il passaggio al professionismo, dopodiché potranno fare richiesta, in modo da poter utilizzare le somme stanziate dal Governo per differenti destinazioni d'uso, concentrate, soprattutto per quanto riguarda quest'anno, sulle misure di contrasto all'emergenza Coronavirus come il sostegno al reddito e la sanificazione delle infrastrutture, per poi concentrarsi, negli anni successivi, su formazione e reclutamento di atlete e tecnici, oltreché sostenibilità. Su questo Petrucci si era detto in un primo momento favoreveole ma nei fatti ad oggi non ci risulta nessuna richiesta in tal senso, certo serve tempo e denaro con sacrificio di tutti oggi per una tutela del domani.
fonte: studio Giba
S.Z.
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